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.E' allora che si deve giudicare, una volta per tutte, se è stata degna di essere vissuta.Non siete d'accordo con me? Non trovate che la morte sia la misura della vita? No, risposi.E' la condanna a morte, la misura della vita.Cosa dite? domandò con un sorriso divertito ma prendendo nota delle mie parole, da queldiavolo d'uomo che era.E' la condanna a morte, voi dite? E allora, come si farebbe a giudicare la vita degli altri, lamaggior parte, che non vengono mai condannati a morte? A quel tempo non avevo ancorauna risposta e, d'altra parte, non era un mio problema.Defoe mi trascinò fino all'Execution Dock, dove si era già radunata una folla allegra eimpaziente.Non esitò a servirsi dei suoi gomiti aguzzi per farsi strada in mezzo agli insulti, fino araggiungere la prima fila, a poche braccia di distanza dalle tre forche e dal boia, tutto intento acontrollare che i nodi scorressero bene.Da parte mia stavo in guardia, tenendo d'occhio ogni direzione.Conoscevo la folla, e sapevo che non c'era da fidarsi.Bastava qualche grido scandito da un agitatore, dettato dalla paura o dal rum, e quella siimbizzarriva come un tiro di cavalli, travolgendo chiunque trovasse sul suo cammino.E nel suo seno potevano nascondersi ogni sorta di loschi personaggi: informatori, magistrati,ufficiali della dogana, insomma, quel genere di persone che non domandavano di meglio chedi mettere le mani su uno come me.Ben presto si udì un rullo di tamburi.Le guardie si misero a urlare e gridare finché la folla non si aprì per lasciar passare un carrocon i tre condannati e un prete che mormorava interminabili sfilze di preghiere.Due dei tre condannati tenevano la testa china, si vedeva già da lontano.Il terzo, invece, stava a testa alta e gridava sconcerie a tutte le fanciulle che si trovavano nellevicinanze.E quelle arrossivano, in fede mia, dimenticandosi completamente che quell'uomo presto nonsarebbe stato più in grado di soddisfare i loro desideri più segreti.Alcuni spettatori applaudivano alla spavalderia dell'uomo, convinti che anche loro sarebberostati alla sua altezza, trovandosi al suo posto.Vedete la differenza? disse Defoe.Com'è possibile? Non risposi e, d'altra parte, non avevo quasi prestato attenzione a quello cheaveva detto.Non riuscivo a staccare gli occhi da quegli uomini che, tra poco, avrebbero cessato di esistere.Io che ne avevo visti tanti fatti a pezzi da palle di cannone o schegge di legno, senza il minimoturbamento! Ma questa era un'altra cosa.Qui non c'era più nessuna speranza, nessuna possibilità di battersi per la propria vita.Qui non c'era più alcuna scelta, se non quella dell'atteggiamento da prendere: la testa altaoppure china, la sfida o la rassegnazione, come se avesse qualche importanza.Defoe certo era convinto che il comportamento fosse essenziale, che dicesse qualcosa sullavita in generale.Forse era così, ma io non vedevo che un bluff, una farsa, nella spavalderia di quello che stava atesta alta.Avrebbe dovuto tenere il becco chiuso.Scherzare con la forca, comprarsi a buon mercato un facile successo di pubblico quando ormaiera troppo tardi mi pareva vergognoso.No, quegli uomini avrebbero dovuto arringare la folla e dirle che vite misere come la loromeritavano il supplizio della ruota.Perché, se c'era una cosa di cui, all'ombra della forca, ero assolutamente convinto, era che lamia, di vita, valeva la pena di essere vissuta, non fosse altro che per evitare di penzolare dauna corda.Non vi sentite bene? mi chiese improvvisamente Defoe, richiamando la mia attenzione col suogomito affilato come un punteruolo.Sto benissimo, riuscii a rispondere.Almeno in confronto a quei poveracci.Non siete di grande aiuto, disse poi con aria di rimprovero.Mi aspettavo molto di più, da un uomo della vostra esperienza.Per esempio? Per esempio che poteste capire che tipo di pirati sono stati in vita.Così da poter trovare una conferma su come si deve vivere per poter andare incontro allamorte a testa alta.Avevo davvero sperato in un po più di collaborazione.Non volevo deluderlo, perciò diedi un'occhiata più attenta ai tre.E quando furono abbastanza vicini, non tardai a riconoscerli.Erano proprio tre uomini di Taylor, tre semplici marinai che non si erano mai fatti notare néavevano mai fatto niente di eccezionale.Come molti altri, si erano uniti a noi quando avevamo catturato la loro nave.Odiavano il loro capitano, mangiavano poco e male, dovevano lavorare come muli per lacarenza di equipaggio, non avevano nulla in cui sperare, né per il presente né per l'avvenire.Niente di straordinario, dunque, a quanto ne sapevo.Avevano soltanto cercato di addolcire un po' la loro misera esistenza.E per questo sarebbero stati impiccati.Furono fatti salire sulla pedana e ciascuno fu messo davanti alla propria scaletta, sotto alproprio cappio.E a quel punto si vide che l'atteggiamento di sfida di quello a testa alta non era che unacommedia.Di fronte al nodo scorsoio era ammutolito come gli altri due, e non era affatto più spavaldo diloro.Al contrario, le gambe gli tremavano tanto che riusciva a stento a reggersi in piedi
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